Trasferimenti

Questo blog è nato su splinder sei anni fa e lì (http://sentinelladelmare.splinder.com/) l’avrei lasciato volentieri, ma purtroppo le cose cambiano e piuttosto che vederlo sparire ho fatto questo “trasloco”.

Speriamo bene e buon vento a tutti quelli che passeranno!

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Sia commiserata la nazione

foto: Armando Milani

 

Sia commiserata la nazione
(ispirata a Kalil Gibran)

 

Pietà per la nazione i cui uomini sono pecore
E i cui pastori sono guide cattive
Pietà per la nazione i cui leader sono bugiardi
I cui saggi sono messi a tacere
E i cui fanatici infestano le onde radio
Pietà per la nazione che non alza la propria voce
Tranne che per lodare i conquistatori
e acclamare i violenti come eroi
E che aspira a comandare il mondo
Con la forza e la tortura
Pietà per la nazione che non conosce
Nessun'altra lingua se non la propria
Nessun'altra cultura se non la propria
pietà per la nazione il cui fiato è denaro
E che dorme il sonno di quelli
con la pancia troppo piena
Pietà per la nazione Oh pietà per gli uomini
Che permettono che i propri diritti vengano erosi
e le proprie libertà spazzate via
Patria mia, lacrime di te
Dolce terra di libertà!

 
Lawrence Ferlinghetti

Non era previsto che noi sopravvivessimo

Litania per la sopravvivenza

Per quelle di noi che vivono sul margine

Ritte sull'orlo costante della decisione
Cruciali e sole
Per quelle di noi che non possono lasciarsi andare
Al sogno passeggero della scelta
Che amano sulle soglie mentre vanno e vengono
Nelle ore fra un'alba e l'altra
Guardando dentro e fuori
E prima e poi allo stesso tempo
Cercando un adesso che dia vita
A futuri
Come pane nelle bocche dei nostri figli
Perché i loro sogni non riflettano
La fine dei nostri
 
Per quelle di noi
Che sono state marchiate dalla paura
Come una ruga leggera al centro delle nostre fronti
Imparando ad aver paura con il latte di nostra madre
 
Perché con questa arma
Questa illusione di poter essere al sicuro
Quelli dai piedi pesanti speravano di zittirci
Per tutte noi
Questo istante e questo trionfo
Non era previsto che noi sopravvivessimo

E quando il sole sorge abbiamo paura
Che forse non resterà
Quando il sole tramonta abbiamo paura
Che forse non si alzerà domattina
Quando abbiamo la pancia piena abbiamo paura
Dell'indigestione
Quando abbiamo la pancia vuota abbiamo paura
Di non poter mai più mangiare
Quando siamo amate abbiamo paura
Che l'amore svanirà
Quando siamo sole abbiamo paura
Che l'amore non tornerà
E quando parliamo abbiamo paura
Che le nostre parole non verranno udite
O ben accolte
Ma quando stiamo zitte
Anche allora abbiamo paura

Perciò è meglio parlare
Ricordando
Che non era previsto 
che noi sopravvivessimo

da Audre Lorde, "The Black Unicorn", 1979
traduzione di: Margherita Giacobino


 

Estate

ESTAEstateEstateEstate

Salvatore Malorgio – Nudo (1999)

Estate
 
Sudore spesso come pece
mentre mi sciolgo in rivoli di nulla,
il mio animo è trasudato oltre i miei stessi confini
ed io lo osservo,
là.
Ai miei piedi.
Mentre si spande scivoloso e liquido.


Lo sguardo immobile e remoto,
specchio della mia paralisi interiore,
è anch'esso congelato come il corpo.
Odio il mio passo pesante,
detesto questa staticità forzata
e l'incedere stentato dei pensieri.

 
Eppure…
Eppure torna,
mi travolge ritmica come la marea
non il pessimismo,
la vita.
Desidero la quiete
quella che associo ad un animo semplice,
nessun anestesia
che profumi di chimica
e resa.
Ho bisogno di una tregua da me stessa
ma la realtà non ha pause
e i sogni non sono isole.
La chiamano estate,
ma assomiglia alla disperazione.
12 luglio 2010

L.

 

Thinking

Marco ha sempre detto che la malattia è parteMarco ha sempre detto che la malattia è parte della vita e che finché si è malati comunque si è vivi, è un bel concetto e fa terra bruciata delle varie definizioni a tutti così familiari, elimina i termini: disabile, handicappato, malato cronico e terminale sostituendoli con uomo, essere vivente.

 

Marco ha sempre detto che la malattia è parte della vita e che finché si è malati comunque si è vivi, è un bel concetto e fa terra bruciata delle varie definizioni a tutti così familiari, elimina i termini: disabile, handicappato, malato cronico e terminale sostituendoli con uomo, essere vivente.


Sebbene abbia accolto questa definizione oggi fatico.

Non sarà razionale, ma sapere che fra qualche ora sarò di fianco al letto di un ragazzo di diciotto anni vivente sì, ma con un contratto di affitto in questo mondo in “scadenza”, mi ingarbuglia tutto.

E’ come qualunque altro malato, suo padre deceduto della stessa malattia l’anno passato probabilmente non mi avrebbe destato lo stesso sommovimento, ma ha diciotto anni e non riesco a prescindere da questo.

Non è la sua sofferenza a spaventarmi, l‘ho già incontrata, quella non ha età o sesso, che nasca dal corpo o dalla mente invecchia tutti e confonde i tratti nel medesimo modo, sono più mutevoli ed imprevedibili gli occhi ed i volti di chi assiste che quelli del sofferente.

Il dolore è molto democratico e “generoso” regala a tutti la stessa maschera, ciò che varia è il modo in cui si decide di indossarla. Non è quindi né il suo male né la sua pena ad atterrirmi, ma il suo certificato di nascita, non riesco a “capire” come tutto ciò sia possibile.

Come puoi fare il tuo ultimo anno di liceo sapendo che non arriverai al diploma, come fai a vivere la normalità quando sei consapevole di avere così poche pagine dell’agenda da poter programmare?

Consapevolezza… Così tanta in chi dovrebbe averne ancora poca.

Ci insegnano che quando si riceve una diagnosi con una prognosi così tremenda prima arriva lo spaesamento, poi la rabbia, in fine (in alcuni casi) l’elaborazione che permette l’accettazione; le varie fasi possono poi a volte oscillare e ripresentarsi; questa è la teoria. Quando sono lì, osservatrice esterna, riconosco le fasi, ma sebbene preparata ogni volta mi stupisco che qualcuno arrivi ad accettare quello che sta vivendo. L’impotenza e la rabbia sono riconoscibili, anche empaticamente le “senti”, la calma invece, meraviglia prima di contagiare.

Sei lì e mentre vedi l’avvicinarsi dei titoli di coda passi il tempo a cercare di convincerti che è un dolore come gli altri, che una vita è tale e ha un senso indipendentemente dal tempo goduto, ma la verità è che il compito che assorbe maggiori energie è cessare di chiedermi “Perché?”.

Non c’è senso e la biologia o quattro nozioni di medicina scoperte negli ultimi cinquant’anni non ti cambiano nulla, non ti spiegano il perché.

Capire come funziona un organo o come cessi di essere efficiente, conoscere a menadito le leggi del caso e la statistica non scalfiscono nemmeno lontanamente quel perché così abnorme e granitico che si erge sulle mie capacità così limitate. 

La vita si dissolve in uno spazio piccolo piccolo, come la tempera che dal pennello si scioglie nel barattolo; a noi restano l’acqua colorata e la tela, forse a essere importante è solo quest’ultima anche quando profuma d‘incompiuta. Il suo valore non ha nessun legame con il tempo che è stato necessario a dipingerla.
 
 

L.

Viaggio nel tempo – Antonio Nunziante

Dire, fare, baciare, tornare!

Elliott Erwitt – California (1955)

Capita a volte di partire da un porto per fare un lungo viaggio ed avere però bisogno ad un certo punto, dopo che si è visto tanto, si è cambiati e si è raggiunta una maggiore consapevolezza su tante cose alle quali non avevamo mai nemmeno pensato, di dover tornare al punto di partenza.

Ricordo ancora l'entusiasmo e le aspettative che avevo quando iniziai a scrivere in questo blog, ricordo un po' meno quella che ero, se ripenso alla me stessa di quei tempi ho la sensazione che fossi la medesima di sempre, la attuale ma un po' meno rugosa e invece sbaglio, basta leggere i post del primo periodo per ricordare e vedere un'altra versione di me stessa.

Proprio io che amavo identificarmi con i fari, ho fatto di tutto tranne che rimanere ferma in porto, strano quella che definivo la mia solidità non è venuta a mancare, ma non si è associata con la staticità.

Amo ancora la poesia, la letteratura ed anche la vita.

Ho scoperto l'acqua calda e realizzato che brucia e poi… Sono stata talmente vicino al fondo che, anche se ero già nelle profondità degli abissi, ho avuto l'irrefrenabile tentazione di scavare per scendere ancora, per fortuna però alla fine la voglia di nuotare ha prevalso sulla sindrome da piccola trivellatrice.

Sono tornata con un cervello con ancora più solchi e rughe, fuori si sono accorciati i capelli, ma per il resto non ci sono grosse differenze, l'involucro non ha tenuto il passo del contenuto per fortuna. Mi piacciono le mie rughe ed anche le cicatrici, ora ho delle storie da raccontare, ho fatto qualcosa che finalmente mi rende soddisfatta di essere persona.

In questo periodo la cosa che mi è mancata maggiormente è stata la scrittura, lavoravo sui contenuti della prosa e pensavo in versi, ma nulla di ciò si è potuto posare nello spazio in una pagina bianca.

"I fogli bianchi sono dismisura dell'anima" e lo sono stati ancora una volta.

Qui non ho mai raccontato palesemente me stessa, sono sempre stata un passo dietro ai testi che sceglievo, ma ora ho bisogno di tornare a mettere le lettere le une dietro le altre, per ora non ho grossi messaggi da affidare agli altri, devo solo ricordare a me stessa che se mi fa stare bene mettere soggetto verbo e complemento gli uni dopo gli altri allora forse la cosa migliore è mettersi davanti ad una tastiera e cominciare ad utilizzare i tasti, senza trame ispirazioni o contenuti eccelsi. Per ora ho ritrovato il piacere delle parole scritte per me stessa, per voi naviganti ci sarà tempo, devo prima fare un po' di pulizie nella torre del vecchio faro che è diventata un covo di ragni e contrabbandieri.

Buon vento e buon viaggio sia a chi è all'ancora in porto che a tutti coloro che stanno facendo rotta verso il mare aperto.

Rigel

Wilmington, NC, 1950
Elliott Erwitt

Walking around

Succede che mi stanco di essere uomo
Succede che entro nelle sartorie e nei cinema smorto,
impenetrabile, come un cigno di feltro
che naviga in un’acqua di origine e di cenere.
L’odore dei parrucchieri mi fa piangere e stridere
Voglio solo un riposo di ciottoli o di lana
Non voglio più vedere stabilimenti e giardini
Mercanzie, occhiali e ascensori.
Succede che mi stanco dei miei piedi e delle mie unghie
E dei miei capelli e della mia ombra
Succede che mi stanco di essere uomo.
Dopo tutto sarebbe delizioso
Spaventare un notaio con un giglio mozzo
O dar morte a una monaca con un colpo d’orecchio.
Sarebbe bello andare per le vie con un coltello verde
E gettar grida fino a morir di freddo.
Non voglio essere più radice nelle tenebre,
barcollante, con brividi di sonno, proteso all’ingiù,
nelle fradicie argille della terra
assorbendo e pensando, mangiando tutti i giorni.
Non voglio per me tante disgrazie
Non voglio essere più radice e tomba
Sotterraneo deserto, stiva di morti,
intirizzito, morente di pena.
E per ciò il lunedì brucia come il petrolio
Quando mi vede giungere con viso da recluso
E urla nel suo scorrere come ruota ferita
E fa passi di sangue caldo verso la morte.
E mi spinge in certi angoli, in certe case umide,
in ospedali dove le ossa escono dalla finestra,
in certe calzolerie che puzzano d’aceto
in strade spaventose come crepe.
Vi sono uccelli color zolfo e orribili intestini
Appesi alle porte delle case che odio,
vi sono dentiere dimenticate in una caffetteria
vi sono specchi
che avrebbero dovuto piangere di vergogna e spavento,
vi sono ombrelli dappertutto e veleni e ombelichi.
Io passeggio con calma, con occhi, con scarpe,
con furia, con oblio
passo attraverso uffici e negozi ortopedici
e cortili con panni tesi a un filo metallico:
mutande, camicie e asciugamani che piangono
lente lacrime sporche.


Pablo Neruda

BOMB

Ieri sono stata particolarmente fortunata, ho incontrato una vecchia conoscenza su YouTube, Bomba di Gregory Corso per di più letta letta da Vittorio Gassman. VIDEO

Il 25 novembre 1993 Fernanda Pivano scrisse su Corriere della Sera:

Il lord antinucleare e un poeta per la Bomba

La poesia d’ amore alla bomba atomica che Gregory Corso scrisse dopo aver partecipato alla marcia pacifista di Aldermaston

 Nel weekend di Pasqua nel 1958 vi fu un grande raduno a Trafalgar Square, a Londra, seguito dalla prima marcia a Aldermaston. La marcia raccolse circa 5.000 pacifisti, liberali, anarchici e studenti. In quel 1958 (in cui Colin MacInnes descriveva i "Principianti assoluti", Tony Armstrong Jones pubblicava le foto di una nuova Londra e Tony Richardson fondava il Free Cinema) i giovani di Aldermaston forse non sapevano che molti di loro sarebbero finiti in prigione e forse neppure prevedevano che alla fine della marcia Bertrand Russell a 86 anni avrebbe fatto per loro un discorso contro la politica nucleare, secondo l’ideologia del suo comitato dell’ Azione Diretta. A questa marcia partecipò il poeta anarchico pacifista americano Gregory Corso, e subito dopo a Oxford e a Parigi scrisse una lunga poesia alla quale Allen Ginsberg diede la forma grafica del fungo atomico ritagliando e incollando righe dattiloscritte. Di quella dimostrazione non aveva impressionato Gregory Corso tanto lo scopo quanto la carica di odio, di violenza, di rabbia che animava alcuni dimostranti. Un odio simile, una violenza simile gli parvero almeno altrettanto mostruosi quanto la bomba. Non si creda che Gregory Corso abbia inteso esaltare le qualità distruggitrici della bomba. Al contrario, della vita, diceva, si deve accettare tutto. Il vero nemico dell’uomo è l’odio. Così Gregory Corso scrisse una lettera d’amore alla bomba: si chiese perché tutti provavano orrore per la bomba e non ne provavano invece nel vedere "i bambini abbandonati nei parchi", o le sedie elettriche? Perché tutti avevano paura di morire per la bomba e non avevano paura di morire di cancro o, peggio, di vecchiaia?

 

Ho voluto inserire l’articolo della Pivano, come premessa alla poesia, perché non ci fossero fraintendimenti sul suo significato nemmeno ora che sono passati cinquant’anni dalla sua stesura.


BOMB

Incalzatrice della storia Freno del tempo Tu Bomba
Giocattolo dell’universo Massima rapinatrice di cieli Non posso odiarti
Forse che l’odio il fulmine scaltro la mascella di un asino
La mazza nodosa di Un Milione di A.C. la clava il flagello l’ascia
Catapulta Da Vinci tomahawk Cochise acciarino Kidd pugnale Rathbone
Ah e la triste disperata pistola Verlaine Puskin Dillinger Bogart
E non ha S. Michele una spada infuocata S. Giorgio una lancia Davide una fionda
Bomba sei crudele come l’uomo ti fa e non sei più crudele del cancro
Ogni uomo ti odia preferirebbe morire in un incidente d’auto per un fulmine annegato
Cadendo dal tetto sulla sedia elettrica di infarto di vecchiaia di vecchiaia O Bomba
Preferirebbe morire di qualsiasi cosa piuttosto che per te Il dito della morte è indipendente
Non sta all’uomo che tu bum o no La Morte ha distrutto da un pezzo
il suo azzurro inflessibile Io ti canto Bomba Prodigalità della Morte Giubileo della Morte
Gemma dell’azzurro supremo della Morte Chi vola si schianterà al suolo la sua morte sarà diversa
da quella dello scalatore che cadrà Morire per un cobra non è morire per del maiale guasto
Si può morire in una palude in mare e nella notte per l’uomo nero
Oh ci sono morti come le streghe d’Arco Agghiaccianti morti alla Boris Karloff
Morti insensibili come un aborto morti senza tristezza come vecchio dolore Bowery
Morti nell’abbandono come la Pena Capitale morti solenni come i senatori
E morti impensabili come Harpo Marx le ragazze sulla copertina di Vogue la mia
Proprio non so quanto sia terribile la MortePerBomba Posso solo immaginarlo
Eppure nessuna morte di cui io sappia ha un’anteprima così buffa Panoramo
una città la città New York che straripa a occhi desolati rifugio nel subway
Centinaia e centinaia Un precipitare di umanità Tacchi alti piegati
Capelli spinti indietro Giovani che dimenticano i pettini
Signore che non sanno cosa fare delle borse della spesa
Impassibili distributori automatici di gomma Ma 3° rotaia pericolosa lo stesso
Ritz Brothers del Bronx sorpresi sul treno A
La sorridente réclame del Schenley sorriderà sempre
Morte Folletto Bomba Satiro Bombamorte
Tartarughe che esplodono sopra Istanbul
La zampa del giaguaro che balza
per affondare presto nella neve artica
Pinguini piombati contro la Sfinge
La cima dell’Empire State
sfrecciata in un campo di broccoli in Sicilia
Eiffel a forma di C nei Magnolia Gardens
S. Sofia atletica Bomba sportiva
I templi dell’antichità
finite le loro grandiose rovine
Elettroni Protoni Neutroni
che raccolgono capelli Esperidi
che percorrono il dolente golf dell’Arcadia
che raggiungono timonieri di marmo
che entrano nell’anfiteatro finale
con un senso di imnodia di tutte le Ilio
annunciando torce di cipressi
correndo con pennacchi e stendardi
e tuttavia conoscendo Omero con passo aggraziato
Ecco la squadra del Presente in visita
la squadra del Passato in casa
Lira e tuba insieme congiunte
Odi e wurstel soda oliva uva
galassia di gala usciere togato
e in alta uniforme O felici posti a sedere
Applausi e grida e fischi eterei
La presenza bilione del più grande pubblico
Il pandemonio di Zeus
Hermes che corre con Owens
La Palla lanciata da Buddha
Cristo che picchia la palla
Lutero che corre alla terza base
Morte planetaria Osanna Bomba
Fa sbocciare la rosa finale O Bomba di Primavera
Vieni con la tua veste di verde dinamite
libera dalla macchina l’occhio inviolato della Natura
Davanti a te il Passato raggrinzito
dietro dl te il Futuro che ci saluta O Bomba
Rimbalza nell’erbosa aria da tromba
come la volpe nell’ultima tana
tuo campo l’universo tua siepe la terra
Salta Bomba rimbalza Bomba scherza a zig zag
Le stelle uno sciame d’api nella tua borsa tintinnante
Angeli attaccati ai tuoi piedi giubileo
ruote di pioggialuce sul tuo scanno
Sei attesa e guarda sei attesa
e i cieli sono con te
osanna Incalescente gloriosa liaison
BOMBA O strage antifonia fusione spacco BUM
Bomba fa l’infinito una Improvvisa fornace
distendi il. tuo Spazzare che abbracci moltitudini
avviati orribile agenda
Stelle del Carro pianeti carnaio elementi di carcassa
Fa’ cadere l’universo salta ciucciante coi dito in bocca
sui suo da tanto da tanto morto Neanche
Dal tuo minuscolo peloso occhio spastico
espelli diluvi di celestiali vampiri
Dal tuo grembo invocante
vomita turbini di grandi vermi
Squarcia Il tuo ventre o Bomba
dal tuo ventre fa’ sciamare saluti di avvoltolo
incalza col tuoi moncherini stellati dl iena
lungo il margine del Paradiso
Bomba O finale Pied Piper
sole e lucciola valzeggiano dietro la tua sorpresa
Dio abbandonato zimbello
Sono la Sua rada falso-narrata apocalisse
Lui non può sentire le un-bel-giorno
profanazioni del tuo flauto
Lui è rovesciato sordo nell’orecchio pustoloso del Silenziatore
il Suo Regno un’eternità di cera vergine
Trombe tappate non Lo annunciano
Angeli sigillati non Lo cantano
Un Dio senza tuoni Un Dio morto
Bomba il tuo BUM la Sua tomba,
Che io mi chini su un tavolo di scienza
astrologo che guazza in prosa di draghi
quasi esperto di guerre bombe soprattutto bombe
Che io sia incapace di odiare ciò che è necessario amare
Che io non possa esistere in un mondo che consente
un bimbo abbandonato in un parco un uomo morto sulla sedia elettrica
Che io sia capace di ridere di tutte le cose
dl tutte quelle che so e quelle che non so per nascondere il mio dolore
Che dica di essere un poeta e perciò amo ogni uomo
sapendo che le mie parole sono la riconosciuta profezia di ogni uomo
e le mie non parole un non minore riconoscimento,
che io sia multiforme
uomo che Insegue le grandi bugie dell’oro
poeta che vaga tra ceneri luminose
come mi immagino
un sonno con denti di squalo un mangia-uomini di sogni
Allora non ho bisogno di esser davvero esperto di bombe
Per fortuna perché se le bombe mi sembrassero larve
non dubiterei che diventerebbero farfalle
C’è un inferno per le bombe
Sono laggiù Le vedo laggiù
Stan li e cantano canti
soprattutto canti tedeschi
e due lunghissimi canti americani
e vorrebbero che ci fossero altri canti
specialmente canti russi e cinesi
e qualche altro lunghissimo canto americano
Povera piccola Bomba che non sarai mal
un canto eschimese io ti amo
voglio mettere una caramella
nella tua bocca forcuta
Una parrucca di Goldilocks sulla tua zucca pelata
e farti saltellare con me come Hansel e Gretel
sullo schermo di Hollywood
O Bomba in cui tutte le cose belle
Morali e fisiche rientrano ansiose
fiocco di fata colto dal
più grande albero dell’universo
lembo di paradiso che dà
un sole alla montagna e al formicaio
Sto In piedi davanti alla tua fantastica porta gigliale
Ti porto rose Midgardian muschio d’Arcadia
Rinomati cosmetici delle ragazze del paradiso
Dammi il benvenuto non temere, la tua porta aperta
né il grigio ricordo del tuo freddo fantasma
né i ruffiani del tuo tempo incerto
il loro crudele sciogliersi terreno
Oppenheimer è seduto
nella buia tasca di Luce
Fermi è disseccato nei Mozambico della Morte
Einstein la sua boccamito
una ghirlanda di patelle sulla testa di calamari lunari
Fammi entrare Bomba sorgi da quell’angolo da topo gravido
non temere le nazioni del mondo con le scope alzate
O Bomba ti amo
Voglio baciare il tuo clank mangiare il tuo bum
Sei un peana un acmé di urli
un cappello lirico del Signor Tuono
fai risuonare le tue ginocchia di metallo
BUM BUM BUM BUM BUM
BUM tu cieli e BUM tu soli
BUM BUM tu lune tu stelle BUM
notti tu BUM tu giorni tu BUM
BUM BUM tu venti tu nubi tu nembi
Fate BANG voi laghi voi Oceani BING
Barracuda BUM e coguari BUM
Ubanghi BANG orangutang
BING BANG BONG BUM ape orso scimmion
tu BANG tu BONG tu BING
la zanna la pinna la spanna
Si Si In mezzo a noi cadrà una bomba
Fiori balzeranno di gioia con le radici doloranti
Campi si inginocchieranno orgogliosi sotto gli halleluia del vento
Bombe-garofano sbocceranno Bombe-alce rizzeranno le orecchie
Ah molte bombe quel giorno intimidiranno gli uccelli in aspetto gentile
Eppure non basta dire che una bomba cadrà
sia pure sostenere che il fuoco celeste uscirà
Sappiate che la terra madonnerà in grembo la Bomba
che nel cuore degli uomini a venire altre bombe nasceranno
bombe da magistratura avvolte in ermellino tutto bello
e si pianteranno sedute sui ringhiosi imperi della terra
feroci con baffi d’oro.

Gregory Corso
(traduzione di Fernanda Pivano)

Poesia in lingua originale BOMB

Art. 9. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Il titolo del post è l’articolo 9 della nostra costituzione, non sono una giurista e di tutto mi occupo tranne che di diritto, ma ho due occhi ed un cervello (e mi hanno anche insegnato a leggere da qualche buon annetto) e per entrambi il principio espresso in quel documento così importante per il nostro Stato e per la nostra Nazione è in contrasto con la 133/08 ed i suoi articoli 16 e 66.

Non è detta che altri occhi ed altre menti non possano ricavarne sensazioni o teorie differenti, ma essere informati delle cose e sulla base di quelle confrontarsi sulle reciproche posizioni, mi sembra sempre un ottima cosa!

Questa legge non è un problema politico e detesto che si cerchi di farlo diventare tale, è un problema istituzionale, dato che va a minare ed essere in contrasto con principi espressi dalla nostra costituzione.
Non sono un’anarchica, "una-dei-centri-sociali" o l’appartenente a una qualche frangia dell’estrema sinistra e tanto meno una "facinorosa", sono semplicemente una cittadina che vede calpestati i suoi diritti costituzionali.
 
Sono stanca dei politici che (indipendentemente dallo schieramento d’appartenenza) stanno cercando di cavalcare l’onda del nostro sdegno, non siamo una massa di cretini che va in giro ad urlare slogan, non possono svilirci in questo modo.
Ritengo che nel momento in cui si riuscirà ad informare la gente (e non è difficile farlo, per quello che riguarda l’università basta leggere gli articoli 16 e 66 della 133/08), questa potrà facilmente rendersi conto di quanto siano assurde e controproducenti per il nostro paese queste decisioni, da quel momento saremo sì una massa ma critica e pensante (e non mi viene in mente nulla di più rivoluzionario!!!).

Un saluto a tutti 

P.S. Quello che riporto è uno dei documenti redatti dagli studenti del UDU di Perugia.




L’arte Legge 6 agosto 2008, n°133
"Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la parequazione tributaria"



pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008 – Suppl. Ordinario n. 196
 



Art. 16.
Facoltà di trasformazione in fondazioni delle università

 

1. In attuazione dell’articolo 33 della Costituzione, [Costituzione della Repubblica Italiana – art 33: L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali. E` prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale. Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.]nel rispetto delle leggi vigenti e dell’autonomia didattica, scientifica, organizzativa e finanziaria, le Università pubbliche possono deliberare la propria trasformazione in fondazioni di diritto privato. La delibera di trasformazione e’ adottata dal Senato accademico a maggioranza assoluta ed e’ approvata con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. La trasformazione opera a decorrere dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello di adozione della delibera.

 

In attuazione dello stesso articolo della costituzione richiamato i privati hanno già la facoltà di istituire università, senza oneri per lo stato. La trasformazione in fondazioni di diritto privato pone un dualismo con gravi incognite giuridiche su molti aspetti della vita delle università

La maggioranza richiesta è, a nostro avviso comunque troppo bassa, trattandosi di uno stravolgimento dell’università stessa, sarebbe auspicabile una convergenza più ampia, almeno dei due terzi.

La delibera del solo Senato Accademico inibisce e deresponsabilizza l’importante ruolo svolto dai Consigli di Amministrazione all’interno dell’Università. È impensabile che una riforma riguardante così profondamente la trasformazione dell’università passi senza il parere di un organo che riveste, anche tecnicamente, un ruolo così pregnante.

 

2. Le fondazioni universitarie subentrano in tutti i rapporti attivi e passivi e nella titolarità del patrimonio dell’Università. Al fondo di dotazione delle fondazioni universitarie e’ trasferita, con decreto dell’Agenzia del demanio, la proprietà dei beni immobili già in uso alle Università trasformate.

 

Il fatto che le fondazioni subentrino nei rapporti attivi include anche le tasse universitarie, il cui importo sarà quindi determinato dai nuovi organismi previsti dallo statuto della fondazione, il quale può anche non prevedere la presenza di studenti. Trattandosi di istituti di diritto privato non sussiste più il limite legale delle tasse pari al 20% dell’FFO (fondo di finanziamento ordinario) e raggiungere quindi qualunque cifra.

 

3. Gli atti di trasformazione e di trasferimento degli immobili e tutte le operazioni ad essi connesse sono esenti da imposte e tasse.

 

L’esenzione da tasse e imposte crea di fatto una zona franca per quanti hanno intenzione di speculare sulle proprietà dell’università.

 

4. Le fondazioni universitarie sono enti non commerciali e perseguono i propri scopi secondo le modalità consentite dalla loro natura giuridica e operano nel rispetto dei principi di economicità della gestione. Non e’ ammessa in ogni caso la distribuzione di utili, in qualsiasi forma. Eventuali proventi, rendite o altri utili derivanti dallo svolgimento delle attività previste dagli statuti delle fondazioni universitarie sono destinati interamente al perseguimento degli scopi delle medesime.

 

L’inserimento del principio dell’economicità della gestione cozza con il principio stesso dell’insegnamento che, in quanto bene immateriale non può essere valutato economicamente, salvo che svilendone il significato stesso.

 

5. I trasferimenti a titolo di contributo o di liberalità a favore delle fondazioni universitarie sono esenti da tasse e imposte indirette e da diritti dovuti a qualunque altro titolo e sono interamente deducibili dal reddito del soggetto erogante. Gli onorari notarili relativi agli atti di donazione a favore delle fondazioni universitarie sono ridotti del 90 per cento.

6. Contestualmente alla delibera di trasformazione vengono adottati lo statuto e i regolamenti di amministrazione e di contabilità delle fondazioni universitarie, i quali devono essere approvati con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Lo statuto può prevedere l’ingresso nella fondazione universitaria di nuovi soggetti, pubblici o privati.

 

I nuovi statuti adottati possono escludere completamente o in parte la presenza della rappresentanza studentesca all’interno degli organi.

 

7. Le fondazioni universitarie adottano un regolamento di Ateneo per l’amministrazione, la finanza e la contabilità, anche in deroga alle norme dell’ordinamento contabile dello Stato e degli enti pubblici, fermo restando il rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario.

8. Le fondazioni universitarie hanno autonomia gestionale, organizzativa e contabile, nel rispetto dei principi stabiliti dal presente articolo.

9. La gestione economico-finanziaria delle fondazioni universitarie assicura l’equilibrio di bilancio. Il bilancio viene redatto con periodicità annuale. Resta fermo il sistema di finanziamento pubblico; a tal fine, costituisce elemento di valutazione, a fini perequativi, l’entità dei finanziamenti privati di ciascuna fondazione.

 

Viene prevista uno speciale fine di de finanziamento per gli atenei. La valutazione dell’entità dei finanziamenti privati è stata inserita per permettere allo stato di ridurre i finanziamenti a quegli atenei che disporranno di capitali privati. Tale norma, messa in raffronto sistematico con i tagli che l’università subirà nel quinquennio 2009-2013 fa presumere che il denaro non più destinato alle università trasformatesi in fondazioni non sarà destinato alle università che non si sono trasformate in fondazioni.

 

10. La vigilanza sulle fondazioni universitarie e’ esercitata dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Nei collegi dei sindaci delle fondazioni universitarie e’ assicurata la presenza dei rappresentanti delle Amministrazioni vigilanti.

11. La Corte dei conti esercita il controllo sulle fondazioni universitarie secondo le modalità previste dalla legge 21 marzo 1958, n. 259 e riferisce annualmente al Parlamento.

12. In caso di gravi violazioni di legge afferenti alla corretta gestione della fondazione universitaria da parte degli organi di amministrazione o di rappresentanza, il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca nomina un Commissario straordinario, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, con il compito di salvaguardare la corretta gestione dell’ente ed entro sei mesi da tale nomina procede alla nomina dei nuovi amministratori dell’ente medesimo, secondo quanto previsto dallo statuto.

13. Fino alla stipulazione del primo contratto collettivo di lavoro, al personale amministrativo delle fondazioni universitarie si applica il trattamento economico e giuridico vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto.

 

Si chiarisce come il personale tecnico e amministrativo delle fondazioni universitarie non sarà più personale statele, al quale si applica il contratto collettivo statale ma passerà a lavoro privato, secondo contratti collettivi di categoria. Il vecchio contratto sarà mantenuto solo fino alla stipula del nuovo, con conseguenze che non è possibile prevedere.

L’assenza di una previsione specifica per i docenti fa ritenere che continueranno ad avere un contratto di lavoro pubblico e ad essere quindi dipendenti pubblici stipendiati dallo stato. Ma la trasformazione in Fondazioni permetterebbe di affiancare ai docenti reclutati tramite concorso, docenti scelti dai privati senza la necessità di una selezione pubblica o meritocratica, facendo posto alla possibilità di un nepotismo fin troppo presente nella nostra nazione.

 

14. Alle fondazioni universitarie continuano ad applicarsi tutte le disposizioni vigenti per le Università statali in quanto compatibili con il presente articolo e con la natura privatistica delle fondazioni medesime.

 

Appare chiaro da questo articolo l’intenzione di voler, nel lungo periodo, smettere di impegnarsi nella spesa per la formazione universitaria, con l’obiettivo di scorporarla dai conti pubblici. L’assenza della previsione di una delibera di trasformazione da parte dei Consigli di Amministrazione degli Atenei, le varie agevolazioni tributarie, il de finanziamento degli Atenei trasformatisi in fondazioni, altro non sono che l’esortazione ad un processo di privatizzazione dell’intera Università italiana. Nel lungo periodo questo processo condurrà le università a diventare da un lato poli di eccellenza laddove un privato abbia la volontà di investire, a discapito della libertà della ricerca, che rivestirà non più gli ambiti ritenuti idonei dalle università, ma solo quelli che permettono un profitto immediato secondo il criterio del profitto al quale un investitore privato, legittimamente, si ispira e del libero accesso, dato che questi atenei avranno prevedibilmente numeri limitati e rette altissime (20.000 – 30.000 € all’anno). Prendendo in considerazione in maniera particolare l’aspetto della ricerca, è plausibile che gli investitori indirizzeranno quest’ultima, grazie al peso che rivestiranno negli organi di governo delle Università, verso la ricerca applicata in alcune facoltà, tralasciando sia la ricerca di base che la ricerca di intere branche che non portano ad alcun profitto.

 Dall’altro lato assisteremo invece o alla chiusura di molti atenei, o alla loro trasformazione in università di serie B dove la didattica è scadente a causa del basso numero di docenti e della loro qualità inferiore, poiché i docenti più preparati saranno attratti dalle università che possono pagarli di più, e i titoli che emetteranno non potranno essere quindi paragonati a quelli delle università “superiori” creando quindi laureati di serie B. Si va dunque verso una nuova divisione per classi della popolazione, da una parte coloro che possono permettersi una istruzione e dall’altra coloro che non hanno questa possibilità.

Non possiamo inoltre sorvolare sulla possibilità, esistente in tutte le zone del Paese, che associazioni malavitose possano sfruttare questa possibilità per prendere il controllo della formazione dei giovani, con inoltre la possibilità di riciclare il denaro proveniente da attività illecite. La facoltà di inserirsi nel processo di formazione e di ottenere la disponibilità delle proprietà degli Atenei apre una crepa anche nella guerra all’attività criminale organizzata.

 



Art. 66.
Turn over

 

1. Le amministrazioni di cui al presente articolo provvedono, entro il 31 dicembre 2008 a rideterminare la programmazione triennale del fabbisogno di personale in relazione alle misure di razionalizzazione, di riduzione delle dotazioni organiche e di contenimento delle assunzioni previste dal presente decreto.

[omissis…]

7. Il comma 102 dell’articolo 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e’ sostituito dal seguente: «Per gli anni 2010 e 2011, le amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 523 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, possono procedere, per ciascun anno, previo effettivo svolgimento delle procedure di mobilità, ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 20 per cento di quella relativa al personale cessato nell’anno precedente. In ogni caso il numero delle unità di personale da assumere non può eccedere, per ciascun anno, il 20 per cento delle unità cessate nell’anno precedente.

[omissis…]

9. Per l’anno 2012, le amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 523 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, possono procedere, previo effettivo svolgimento delle procedure di mobilità, ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 50 per cento di quella relativa al personale cessato nell’anno precedente. In ogni caso il numero delle unità di personale da assumere non può eccedere il 50 per cento delle unità cessate nell’anno precedente.

[omissis…]

13. Le disposizioni di cui al comma 7 trovano applicazione, per il triennio 2009-2011 fermi restando i limiti di cui all’articolo 1, comma 105 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, nei confronti del personale delle università. Nei limiti previsti dal presente comma e’ compreso, per l’anno 2009, anche il personale oggetto di procedure di stabilizzazione in possesso degli specifici requisiti previsti dalla normativa vigente. Nei confronti delle università per l’anno 2012 si applica quanto disposto dal comma 9. Le limitazioni di cui al presente comma non si applicano alle assunzioni di personale appartenente alle categorie protette. In relazione a quanto previsto dal presente comma, l’autorizzazione legislativa di cui all’articolo 5, comma 1, lettera a) della legge 24 dicembre 1993, n. 537, concernente il fondo per il finanziamento ordinario delle università, e’ ridotta di 63,5 milioni di euro per l’anno 2009, di 190 milioni di euro per l’anno 2010, di 316 milioni di euro per l’anno 2011, di 417 milioni di euro per l’anno 2012 e di 455 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013.

[omissis…]

 

L’articolo in questione trova il suo punto focale nell’articolo 13 che è opportuno trattare scindendolo in due parti. Nella prima, in cui si fa riferimento al comma 7 per estendere il contenuto della norma al personale assunto a tempo indeterminato ed anticipare tale trattamento al 2009, si pone un limite al turn-over all’interno delle università pari al 20%. Questo significa che gli Atenei potranno compiere nuove assunzioni solamente per un numero pari al 20% dei pensionamenti. Tali assunzioni dovranno inoltre essere valutate numericamente e non economicamente, quindi indipendentemente dallo stipendio di chi va in pensione e di quello che lo sostituisce. Solamente per l’anno 1012 questo limite viene innalzato al  50%.

Quanto previsto comporta una molteplicità di conseguenze. Dal punto di vista del turn-over del personale docente, crea una crisi per quanto riguarda la didattica poiché un numero minore di professori dovrà occuparsi di un numero crescente di insegnamenti, spesso anche in modo non completamente competente, poiché se per ogni 5 professori se ne può assumere uno solo, se coloro che vanno in pensione appartengono a branche diverse, non è possibile sostituirli, creando dei vuoti nelle varie materie. I pochi professori rimasti quindi dovranno occuparsi anche di materie di cui non sono esperti e tutto il tempo a loro disposizione dovrà essere impegnato nella didattica, a scapito della ricerca.

Una ulteriore considerazione da compiere riguarda il rapporto tra il numero dei docenti e il numero degli studenti, che la legge 544 del 2007 fissa in maniera perentoria. Questo significa che con la riduzione del numero dei docenti non sarà possibile accettare tutti gli studenti che intendono iscriversi alle università, e da qui la possibilità che avranno le facoltà di ricorrere al numero chiuso, la cui unica alternativa sarebbe la chiusura dei corsi. A causa del blocco del turn-over al 20% assisteremo quindi alla proliferazione del numero chiuso, inteso come adattamento degli studenti alle strutture esistenti, e quindi al mancato rispetto del diritto costituzionalmente garantito (art 34 Cost.) di raggiungere i gradi più alti dello studio.

Dal punto di vista del personale tecnico ed amministrativo, la riduzione dello stesso porterà dapprima alla riduzione della possibilità di usufruire di servizi quali biblioteche e laboratori, e, nel medio periodo, nella chiusura di molti degli stessi, ancora una volta a discapito della didattica e dalla possibilità di apprendimento degli studenti.

La seconda parte del comma 13 articola dettagliatamente i tagli al fondo di finanziamento ordinario (FFO), ovvero la principale fonte di entrata per le Università statali, seguita dalle tasse pagate dagli studenti , che normalmente copre gli stipendi del personale docente, dei ricercatori, del personale tecnico e amministrativo, nonché la manutenzione dei plessi universitari e delle strutture di laboratorio. Un taglio complessivo in 5 anni di 1.441.500.000 € non potrà fare altro che3 rendere ulteriormente più scadenti le università italiane, che, se vorranno continuare a pagare stipendi e manutenzione non potranno fare altro che rivalersi sulla contribuzione studentesca. Fino a questo momento la legge prevedeva un tetto alla quantità di tasse che le università potevano chiedere agli studenti pari al 20% del FFO. La decurtazione di una cifra così elevata obbligherà molti atenei a non considerare più il limite posto, mentre tale limite non costituirà più un problema per quelle università che si trasformeranno in fondazioni.

 

Ultima considerazione di metodo è quella che concerne l’iter di approvazione della presente legge, adottata tramite decreto legge (in assenza dei richiesti requisiti di necessità e urgenza) e poi convertita in legge ponendo la questione di fiducia, senza permettere dunque una dialettica parlamentare, che formalmente dovrebbe essere l’organo legislativo del nostro paese. (Cfr resoconti parlamentari seduta n°47 di lunedì 4 agosto 2008) in un periodo in cui l’attenzione dell’opinione pubblica era chiaramente bassa.

Don Chisciotte


Don Chisciotte
Dati – Guccini – Dati – Orlandi

[ Don Chisciotte ]
Ho letto millanta storie di cavalieri erranti,
di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti
per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza
come un vigliacco ozioso, sordo ad ogni sofferenza.
Nel mondo oggi più di ieri domina l’ingiustizia,
ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia;
proprio per questo, Sancho, c’è bisogno soprattutto
d’uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto:
vammi a prendere la sella, che il mio impegno ardimentoso
l’ho promesso alla mia bella, Dulcinea del Toboso,
e a te Sancho io prometto che guadagnerai un castello,
ma un rifiuto non l’accetto, forza sellami il cavallo!
Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante
e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
colpirò con la mia lancia l’ingiustizia giorno e notte,
com’è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte…

[ Sancho Panza ]
Questo folle non sta bene, ha bisogno di un dottore,
contraddirlo non conviene, non è mai di buon umore…
E’ la più triste figura che sia apparsa sulla Terra,
cavalier senza paura di una solitaria guerra
cominciata per amore di una donna conosciuta
dentro a una locanda a ore dove fa la prostituta,
ma credendo di aver visto una vera principessa,
lui ha voluto ad ogni costo farle quella sua promessa.
E così da giorni abbiamo solo calci nel sedere,
non sappiamo dove siamo, senza pane e senza bere
e questo pazzo scatenato che è il più ingenuo dei bambini
proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini…
E’ un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello:
io che sono più realista mi accontento di un castello.
Mi farà Governatore e avrò terre in abbondanza,
quant’è vero che anch’io ho un cuore e che mi chiamo Sancho Panza…

[ Don Chisciotte ]
Salta in piedi, Sancho, è tardi, non vorrai dormire ancora,
solo i cinici e i codardi non si svegliano all’aurora:
per i primi è indifferenza e disprezzo dei valori
e per gli altri è riluttanza nei confronti dei doveri!
L’ingiustizia non è il solo male che divora il mondo,
anche l’anima dell’uomo ha toccato spesso il fondo,
ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa
il nemico si fà d’ombra e s’ingarbuglia la matassa…

[ Sancho Panza ]
A proposito di questo farsi d’ombra delle cose,
l’altro giorno quando ha visto quelle pecore indifese
le ha attaccate come fossero un esercito di Mori,
ma che alla fine ci mordessero oltre i cani anche i pastori
era chiaro come il giorno, non è vero, mio Signore?
Io sarò un codardo e dormo, ma non sono un traditore,
credo solo in quel che vedo e la realtà per me rimane
il solo metro che possiedo, com’è vero… che ora ho fame!

[ Don Chisciotte ]
Sancho ascoltami, ti prego, sono stato anch’io un realista,
ma ormai oggi me ne frego e, anche se ho una buona vista,
l’apparenza delle cose come vedi non m’inganna,
preferisco le sorprese di quest’anima tiranna
che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti,
ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti.
Prima d’oggi mi annoiavo e volevo anche morire,
ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire…

[ Sancho Panza ]
Mio Signore, io purtroppo sono un povero ignorante
e del suo discorso astratto ci ho capito poco o niente,
ma anche ammesso che il coraggio mi cancelli la pigrizia,
riusciremo noi da soli a riportare la giustizia?
In un mondo dove il male è di casa e ha vinto sempre,
dove regna il "capitale", oggi più spietatamente,
riuscirà con questo brocco e questo inutile scudiero
al "potere" dare scacco e salvare il mondo intero?

[ Don Chisciotte ]
Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perché il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro?
Dovrei anche rinunciare ad un po’ di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà?

[ Insieme ]
Il "potere" è l’immondizia della storia degli umani
e, anche se siamo soltanto due romantici rottami,
sputeremo il cuore in faccia all’ingiustizia giorno e notte:
siamo i "Grandi della Mancha",
Sancho Panza… e Don Chisciotte!



Concerto di Guccini a Spoleto, semplicemente… magico!

Una serata perfetta, in un luogo stupendo, con il sottofondo ideale.
C’era un freddo terribile, ma anche quello è servito per cristallizzare il tutto.